Parmacotto sostiene “La Paranza” delle Catacombe di San Gennaro

Nel rione Sanità l’accordo per il restauro degli affreschi del Vestibolo Superiore

Uno dei brand più noti nel settore alimentare italiano, che per il rilancio della propria attività deve mettere in atto un importante processo di ristrutturazione, trova la forza di rinascere e riesce a ottenere risultati di crescita superiori ad ogni aspettativa.
Un’Azienda che sceglie di investire in cultura e responsabilità sociale. Un gruppo di ragazzi di un quartiere difficile di Napoli che gestisce con successo un sito paleocristiano, trasformandolo nel terzo monumento d’Italia più apprezzato dai turisti.
Nasce così, dall’incontro tra Parmacotto e La Paranza delle Catacombe di San Gennaro, il progetto di restauro conservativo del Vestibolo Superiore delle catacombe più importanti del Sud d’Italia.

Catacombe di San Gennaro

Ci siamo ritrovati nella storia di rinascita che ci hanno raccontato i ragazzi de “La Paranza”
Andrea Schivazappa

Storia
Il nucleo originario delle catacombe si andò sviluppando attorno alla tomba di una ricca famiglia romana (il cui nome resta sconosciuto a causa della dispersione del materiale epigrafico) che risale al II – III secolo. A partire da questa donazione, fu successivamente creato il vestibolo del piano inferiore che alla fine del III secolo accolse i resti mortali di Sant’Agrippino, VI vescovo di Napoli, divenendo luogo di venerazione di quello che è considerato il primo patrono della città. Dopo la costruzione, sulla tomba di Agrippino, di una basilica cimiteriale, il vescovo Giovanni I (413 – 431) fece traslare in un cubicolo della catacomba inferiore le spoglie di San Gennaro (che dopo il suo martirio nell’anno 305 erano state sepolte nell’Agro Marciano). Da quel momento la catacomba divenne centro di culto del martire che tanta importanza avrà nella storia della città e col tempo le catacombe ne assunsero il nome, divenendo così le Catacombe di San Gennaro.

Stato di Conservazione
I Dipinti oggetto del presente progetto di restauro sono ubicati, come già detto, nella volta e sulle pareti del vestibolo superiore. L’opera presenta un generico degrado dovuto principalmente a restauri eseguiti in precedenza (che non considerando la particolarità dell’ambiente semi ipogeico, hanno utilizzato materiali non molto compatibili con le escursioni termiche stagionali a cui viene sottoposta la superficie dipinta), nonché ad infiltrazioni di acqua, anche se molto limitate, causate dal soprastante terrapieno.

Intervento
Il consolidamento degli intonaci originali sarà effettuato con micro iniezioni di malta idraulica, con opportuni puntellamenti. Dato che lo stato di conservazione del dipinto ha causato un danneggiamento della superficie pittorica in un’area molto vasta, dopo un’attenta e accurata pulizia da depositi superficiali, si prevede di effettuare un attento esame sull’intera superficie, nonché una probabile fermatura localizzata del colore.

Per la eventuale e probabile presenza di vecchie tracce di protettivi, (probabilmente a base di resine acriliche), stese sulla superficie pittorica dell’opera nel corso di interventi passati, si renderà necessaria la rimozione da eseguire con solventi idonei; tali solventi saranno supportati in modo da danneggiare il meno possibile la superficie cercando di estrarre tutte le sostanze che ne compromettono la conservazione ed in ogni caso per donare luce e fruibilità al dipinto.

Il restauro sarà eseguito da due restauratori napoletani, Michele Gargiulo e Agata Finocchiaro.

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